Il nuovo Regolamento europeo (Regolamento delegato Ue n. 171/2018 della Commissione Europea del 19 ottobre 2017 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 32 del 6 febbraio 2018 – serie L) integrativo dell’art. 178 del Regolamento Ue n. 575/2013) ha abbassato i limiti per la dichiarazione di default: si diventa cattivi pagatori se il credito non rimborsato supera i 100 euro.
Dal 1° gennaio 2021, chi ha un debito finanziario maggiore di 100 euro (500 euro per le imprese) e un ritardo nei rimborsi di oltre 90 giorni finirà nell’elenco dei cattivi pagatori e sarà segnalato nella Centrale Rischi della Banca d’Italia, se l’importo supera l’1% dell’esposizione totale verso l’istituto di credito.
Le norme erano state approvate molto tempo prima della pandemia di Coronavirus e della conseguente crisi economica, che ha aggravato notevolmente le capacità di rimborso dei debitori, soprattutto se imprese.
La Confesercenti lancia l’allarme: «Almeno 42mila piccole imprese sono in pericolo: attività del commercio, dell’artigianato, dell’industria e dei servizi, che pur di non fallire potrebbero vedersi costrette a ricorrere a finanziamenti illegali», dichiara la presidente, Patrizia De Luise.
Ma a nutrire perplessità è anche il mondo bancario: il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, parla di «un meccanismo micidiale soprattutto in epoca di pandemia perché chi accusa quel ritardo finisce per essere inserito nella lista dei cattivi pagatori, con tutto quello che ne consegue. Tutto ciò finirebbe per strangolare l’economia». E avverte: «le regole pensate prima della pandemia non possono essere fatte valere adesso, come se tutto fosse normale. Ne va della salute non tanto delle banche quanto dell’economia in generale, della vita di tutti noi».
Finora, c’è il “paracadute” della moratoria sui debiti stabilita dalle normative emergenziali, che ha sospeso anche le segnalazioni in Centrale rischi per coloro che usufruiscono delle agevolazioni del Governo sul rimborso di mutui e prestiti; ma, salvo proroghe, dal 2021 si applicheranno le nuove regole europee che restringono le condizioni per la soglia di rilevanza sulle esposizioni debitorie, fissandola a questo limite bassissimo, di appena 500 euro per le imprese che scendono a 100 euro per le persone fisiche.
Solo se il debito è garantito da immobili, come un mutuo ipotecario sulla casa, il periodo arretrato per far scattare il default sale da 90 a 180 giorni.
E ad aggravare le cose c’è il fatto che, come spiega l’Abi, «Diversamente dal passato, l’impresa non potrà più impiegare margini ancora disponibili su sue linee di credito per compensare gli inadempimenti in essere ed evitare la classificazione in default»; questo probabilmente non converrebbe neppure alle banca, che peggiorerebbe i suoi bilanci dovendo iscrivere il credito a sofferenza.
Un effetto boomerang per tutto il sistema economico che potrebbe coinvolgere imprese, famiglie, lavoratori autonomi e gli stessi istituti di credito. Per questo le associazioni reagiscono e chiedono una modifica o un differimento dell’entrata in vigore delle nuove norme: «Il Governo dovrebbe trovare soluzioni a livello europeo che non vanifichino la proroga della moratoria e il potenziamento del Fondo di garanzia per le Pmi previsti nel Ddl di bilancio», dichiara la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato.
E la Cgia di Mestre fa presente le difficoltà di accedere al finanziamento bancario con queste nuove regole: «Con l’abbassamento della soglia di sconfinamento, registreremo una impennata dei crediti deteriorati. È evidente che l’applicazione di queste misure indurrà moltissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di estrema cautela nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni. Insomma, per tantissime Pmi è in arrivo una nuova stretta creditizia», avverte il segretario Renato Mason.